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di Natalia, svegliando la sua facile intelligenza, ravvivando la sua bellezza d’un nuovo fascino.
Ella visse alcun tempo in una intensa felicità dello spirito, in quel singolare oblìo delle cose che inganna l’amore nelle sue prime, trepide rivelazioni. Ma inquietudini gravi e segrete angosce non tardarono a offuscare quella serena contentezza.
Le precoci esperienze della sua posizione le avevano insegnato a soffrire e quell’affetto, doppiamente virtuoso, divenne, in breve, come la maggior parte dei profondi, immutabili amori un sentimento commisto di devota tenerezza, di cieca ammirazione e di sacrifizio.
Nella sua muta adorazione ella sapeva essere generosa ed eroica, chè per quante pene le derivassero da Lodovico, mai ella avrebbe osato dolersene. Vedeva spesso il padroncino corteggiare le signore, far pompa della sua elegante avvenenza e di quei piccoli talenti di società che nel mondo tanto s’apprezzano e doveva contentarsi il più delle volte, d’un’occhiata furtiva, mentr’egli prodigava tanti sguardi lusinghieri alle donne della sua casta, d’una stretta di mano scambiata in un corridoio, delle briciole che cadevano dalla mensa di quel gaudente senza riflessione.
Di quando in quando veniva un raggio di luce, veniva l’ora delle effusioni confortatrici, dei confidenti colloqui nel giardino della villa o nell’appartamento di donna Clara quando la delicata signora, spesso indisposta, sonnecchiava.