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La ragazza si schermiva, ridendo, e quando il giovane signore ordinò che gli portassero il caffè in giardino, sotto un pergolato, ella riuscì a sfuggirgli, per andare al solito posto sul muricciuolo della terrazza. Ma Lodovico non tardò a scoprirla e a raggiungerla; le sedette daccanto e si mise a farle le più bizzarre, le più insinuanti e scherzose domande, godendo della grazia ingenua, ma piena di buon senso, con cui si difendeva. Poi cominciò a strappare dei gelsomini da una siepe vicina e a gettarglieli a manate. Era una pioggerella fragrante di piccole corolle bianche che le si posavano sulle braccia, sul collo, tra le falde della camicetta azzurra.
Ella continuava a ridere innocentemente e il giovine signore si divertiva a ornarle e i capelli neri di tenui fiori, a comporle delle ghirlandette sulle morbide trecce.
— E dunque..... non ho ancor saputo quali sono gli ordini della signora..... disse Natalia, per distrarlo.
— Mia madre mi crede a Castel Cassino, dai Ricciardi.....
— Non sa ch’è venuto quassù? perchè non glielo ha detto?
— Ho preferito tacere. Sono venuto per te Natali, per farti una sorpresa.
— Oh giusto, per me!...
— Per te, unicamente per te.
— Sono una povera figliuola... — ella mormorò, non sapendo dir altro nella sua improvvisa gioia.
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