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Nessuna nube aveva mai offuscato la nativa serenità della sua mente, soltanto ella sentiva nel l’anima un innocente bisogno d’amare che la vita solitaria fomentava e al quale il temperamento piuttosto freddo della contessa non offriva che uno scarso sfogo.

Donna Clara, certamente, non poteva dirsi cattiva, ma il suo ingegno era più accorto che eletto, il suo spirito, un tempo assai frivolo, mancava di distinzione e il suo cuore, chiuso agli altri affetti, si concentrava in un amore materno commisto d’orgoglio e di cecità.

Al ritorno del conte Lodovico, Natalia si sentì, all’improvviso, turbata dalle più strane emozioni.

Il giovane nel vederla s’era mostrato assai cortese, le aveva fatto un complimento sulla sua avvenente giovinezza e, ora, si tratteneva qualche volta con lei a parlare di cose diverse e indifferenti ma con un accento pieno di simpatia.

Quel giorno, Natalia s’era accorta che il suo pensiero ricorreva con insistenza verso di lui e pur facendosene un casto rimprovero, non riesci va a distrarlo da quel punto fisso e quasi involontariamente passava e ripassava dinanzi una mensoletta sulla quale Donna Clara aveva posto la fotografia del conte in costume da alpinista. Era una faccia un po’ insipida, un po’ spavalda, ma non priva d’una fisica bellezza: la fanciulla non sapeva saziarsi dal contemplarla.

Ella ne stava ripulendo l’ultima volta, con lo