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Natalia andava sa e giù in punta di piedi nell’elegante salotto, spolverando con cura 1 quadri, i mobili, i gingilli e canticchiando, con voce sommessa, uno stornello.
Aveva vent’anni; era alta, bruna e bella I suoi grandi occhi castani, risplendenti d’una gentile, sincera bontà, parevano sempre un po’ commossi; la sua bocca larga ma ben disegnata s’apriva, mirabilmente, nel dolce sorriso, sopra due file di dentini candidi e perfetti.
Ella stringeva i capelli neri e ondulati in due grosse trecce, non potendo in altro modo sostenerli, tant’erano folti, e portava con semplicità ma con una certa grazia innata il suo vestitino di lana nera orlato al collo e ai polsi da filetti bianchi.
Quando suo padre, l’onesto ragioniere dei conti di Pallano, era morto di malattia infettiva, quasi contemporaneamente alla moglie, lasciandola sola, appena adolescente e priva di mezzi, la contessa si era dato premura di collocarla m un istituto, coll’intenzione di assumerla più tardi al suo servizio.