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La fanciulla, commossa, ma altamente tranquilla, pose le mani sulla tastiera.

— Vi farò sentire una cosuccia che v’ho dedicata, disse col più tenero sorriso.

E nel silenzio della grande sala, in mezzo ai fiori rari portati dalle serre di Villa Vittoria, il suono d’una patetica melodia si diffuse.

Cantava più che mai sotto le dita dell’appassionata suonatrice il pianoforte, e Montalto rapito ascoltava. Quando l’ultimo accordo si fu smorzato egli la pregò di tornare da capo e due volte insistette con tenerezza infinita:

— Ancora, ancora, ancora

Finalmente egli disse sempre più piano: — Non è vero, Violante, è una canzone senza parole?...

— Come volete, Gabriele! — ella rispose — la chiameremo una canzone senza parole.