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— No, non avrei potuto accettare.

— Oh Dio! — esclamò egli, inconsapevolmente, sentendosi soffocare dalla gioia.

— Siete contento, Gabriele?

— Io contento? — mormorò il giovane riprendendo tosto possesso di sè; — è la sua felicita che deve farmi contento, essa e il mio più ardente desiderio.

— Lo credo, amico mio — disse Violante, volgendogli uno sguardo velato di lagrime, — vi conosco così bene!

— Dunque è tutto finito?

— Tutto finito.

— Per ora ella rimane fra noi?...

— Per sempre, Gabriele.

E, quasi senz’accorgersi, ella gli pose una mano sulla fronte, sui capelli: una sicura, innocente carezza, ma così grave, che diceva tutta l’intensità di quel pietoso amore.

Egli prese la piccola mano e se la posò sul petto onde sentisse il battito violento che sembrava squarciarlo; ma poi angustiato dal dubbio che un solo detto inopportuno potesse scemare o rapirgli una sì divina e sì insperata dolcezza, e separarlo dalla fanciulla, egli represse eroicamente la piena dell’affetto presso ad erompere in infiammate parole, e mettendosi un dito alla bocca, implorò:

— Violante, Violante, ve ne supplico, suonate... è necessario per la mia quiete, per la mia coscienza!