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dilettava ai vivaci racconti della fanciulla intorno alla vita campestre, intorno ai suoi studi sulla natura, alle sue osservazioni e ai suoi esperimenti nel campo pietoso della carità, a tutte quelle intime gioie di cui egli solo forse godeva la fraterna confidenza. A poco a poco il discorso volgeva sulle cose d arte, e allora il dialogo si faceva sempre più animato, perchè ciascheduno vi portava la sua parte d’idee nuove e degne di completare la somma dei comuni criterî artistici.

Montalto, pero, non era raggiante come di consueto a quel ritorno. Una nube fosca gli ottenebrava la fronte e, come volesse discacciarla, egli vi passava di tratto in tratto una mano, sollevando i folti capelli nella cui nerezza, per la prima volta, due o tre fili bianchi erano venuti a luccicare. Finalmente, sentendosi incapace di sopportare più a lungo quell’angoscia, egli domandò, con voce lenta e un po’ alterata:

— E di lei, marchesina, di lei non mi dice niente?...

— Che cosa dovrei dirvi?

C’era forse un senso d’innocente astuzia femminile nella reticenza di Violante, ma, all’improvviso, volgendo gli occhi verso di lui, ella scorse quei capelli bianchi, e un’immensa, una infinita tenerezza le rifluì nel cuore.

— No, Montalto — disse con improvvisa serietà non ho nulla di particolare a comunicarvi.

— Non ha accettato? — balbettò il giovane, facendosi smorto in volto.