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Ella certo non esitava, ma era giunta all’ora estrema e decisiva in cui necessita la parola rivelatrice che determina il concetto nebuloso del sentimento e ne afferma il possesso.

Montalto non poteva dirla quella parola, mai non la direbbe.

Un silenzio di morte gli era piombato in cuore.

— Si calmi, di grazia, si calmi, Violante! — implorò egli, soltanto, quando vide che la fanciulla, all’apparire della marchesa e degli altri ospiti, s’andava sempre più fortemente turbando.

La colazione fu poco animata. Qualche cosa di pesante, di oppressivo sembrava regnare sulla mensa e sugli invitati, per quanto Golis e il dottor Bruni si studiassero di ravvivare il discorso.

Appena alzata da tavola, la marchesa invitò Montalto ad ammirare i suoi nuovi crisantemi giapponesi, poi, il conte essendosi ritirato per attendere alla propria corrispondenza, il vecchio medico, entusiasta di Wagner, insistette alquanto onde Violante suonasse Non senza riluttanza, la gentile fanciulla si mise al pianoforte, esortando il suo maestro di venirle accanto.

Sul leggio stava ancora lo spartito del Siegfried, e i due giovani cominciarono a passarne qualche brano.

Montalto, esaltato dall’eroica e fiera risoluzione di vincersi e di dissimulare, parve tutto assorto dalla musica, Egli aggiungeva con la mano destra qualche nota del canto, oppure lo veniva lieve-