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lante, me ne dispensi. Ella è una creatura che non ha bisogno di consigli. Non è sicura di ciò che sente? non ha interrogato il proprio cuore?

— Il mio cuore è così strano... — mormorò la fanciulla, chinando il volto, sul quale si diffondeva il pallore d’una commozione profonda.

— Ella lo sa, lo abbiamo detto tante volte — continuò Montalto a cui la visione angosciosa del prossimo sacrifizio dava una nobile alterezza — nelle anime elette l’unica cosa che giustifica il matrimonio è l’amore.

— Lo so, Montalto — rispose molto piano e con singolare accento la fanciulla, sollevando verso di lui lo sguardo smarrito.

— Ebbene, rifletta, rifletta molto, non decida se non dopo avere pensato assai... — disse il giovane con calma grave. — La felicita, Violante, è un bene che sta qualche volta nel nostro arbitrio di cogliere o di respingere... dipende dalla profonditá dell’intuizione.

— Ma voi, voi, Montalto, che avete idee così rette e sagge, voi che solevo chiamare la mia coscienza... perchè non volete esprimervi?

— In verità, marchesina, la sua domanda è singolare. Ho detto anche troppo per ciò che mi spetta, e in quanto alla mia coscienza essa si tace...

Era in quel giorno memorando, dinanzi all’incalzante problema della sorte, che la verità, forse mai indagata, doveva illuminare l’anima di Violante d’una gioia nuova e senza confine.