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Il nostro buon maestro è un filosofo, ma è forse un po’ pessimista — esclamò la marchesa con un benevolo sguardo.

— Me n’ero accorto!

Montalto s’era fatto pallido. Mai aveva egli espresso, su quel delicato argomento, un’opinione cotanto recisa e se ne rammaricava acerbamente; ma come il dottor Bruni, che si trovava fra gli ospiti, s’affrettò a deviare il discorso, egli non aperse più becca concentrandosi nel raccoglimento che gli era abituale in presenza di molta gente.

Dopo il pranzo Violante fu richiesta di suonare. Ella si rivolse a Montalto:

— Volete farmi il basso d’una sinfonia di Brahms?

— Mi dispensi, cara signorina, sono stanco e... d’altronde...

— Siete un po’ cattivo, stasera, maestro mio?

— Può darsi, anzi sarà, se ella lo dice. Quella lunga malattia m’ha lasciato per ricordo una grande irritazione nervosa. Ho bisogno d’ascoltare più che di suonare, ascoltando diverrò buono...

Violante lo guardò con un sorriso arguto.

— Una ninna nanna desiderate?... È una cosa nuova, ascoltatela voi solo, mentre gli altri parlano.

E cominciò a suonare a memoria una delle ultime pagine di Grieg.

— Mi piace — osservò Montalto — l’autore si riconosce, ma è molto lamentevole...