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vicinandosi alla dimora di Violante, gli sembrò che da ogni parte, dalle cime eccelse ch’era solito contemplare con lei, dalle vie, dalle piante, dalla croce d’un campanile che fino a quel momento aveva brillato da lontano, gli venissero incontro ricordanze dilettose che la sua angoscia rendeva ancor più vive. Non si vedeva il lago, ma s’indovinava in un’insenatura di rocce.

Montalto volle scendere al cancello e, congedato ivi il vetturale, si fermò alcuni minuti a guardare intorno a se, con un improvviso senso di meraviglia, aspettando che si acquetasse un poco il battito violento del suo cuore. Poi, mentre dolcemente annottava, egli prese con passo lento e faticoso il viale dei platani secolari che conduceva diritto alla villa. Un profumo di rose autunnali veniva dal giardino colla brezza della sera, e egli vide ancora biancheggiare fantasticamente. fra gli arbusti, dei grandi cespi di crisantemi in fiore. Entrò da una porta secondaria, la porta di servizio, e il vecchio cameriere di casa Riace, immaginando qual gioconda e gradita sorpresa quella venuta improvvisa «dovesse recare alle sue due signore, lo pregò di presentarsi senza essere annunziato.

Il pianterreno della villa era occupato in parte da un immenso salone che divideva dall’anticamera una parete a cristalli. Leggeri cortinaggi interni velavano i vetri, ma non così la porta, che in quel momento era socchiusa e sul cui limitare Montalto si trattenne alcuni secondi.