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destinata a vivere; ma pur essendo privo d’illusioni, egli si guardava nondimeno dal contaminare con un pericoloso scetticismo, l’anima candida e confidente della fanciulla, e soltanto la esortava a cercare in sè stessa, nella coscienza, nel carattere, nei gusti intellettuali le prime fonti della contentezza.

Entrambi possedevano al più alto grado l’istinto della pietà, perciò dallo scambio vivace delle loro idee era scaturito una tacita ma ardente aspirazione ai principii uanitarii.

Violante sentiva il bisogno dell’approvazione di Montalto, perfino nelle sue acconciature. Benchè non solessero mai intrattenersi di simili argomenti, ella capiva subito da uno sguardo, per il gusto squisito delle cose che nel giovane era innato, se il vestito che indossava, se quel colore e quella forma corrispondessero alla sua figura e al suo carattere.

E pure in tanta dimestichezza spirituale il latente amore non s’era ancor mai tradito.

In Violante un tale riserbo era naturale: ancora ignara delle lotte angosciose fra il cuore e la ragione che spesso torturano la giovinezza, ella godeva serenamente di quel profondo ma tranquillo affetto che crescendo con lei s era fatto un dolce compagno, una cara necessità, della vita.

Montalto invece era travagliato dal tormente d’una dominatrice ed invincibile passione, e dalla paura di tradirsi, come se una volta pronunziata