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delle opere letterarie musicali e di quelle in cui si parla di musica o che l’hanno ispirata: poeti, filosofi, romanzieri, tutti fornivano loro argomento di studi gravi, di commenti e discussioni. Presso i due Pleyel, ora stavano raccolti, sopra una larga tavola, fra le riviste d’arte, i libri prediletti: Shelly, Swinburne, il Manfredo di Byron, il Faust, qualche volume di Victor Hugo, le critiche del Bellaigue, gli scritti di Schumann, alcune novelle di Hoffmann e di Fogazzaro.

Essi conoscevano a fondo tutte le opere di Wagner, avevano fatto molte ricerche intorno alle origini delle fantastiche leggende nordiche, e il loro sogno più ardente era quello d’andare insieme a Bayreuth, non solo per le rappresentazioni meravigliose del Parsifal, ma anche per l’attrattiva speciale di quel teatro singolare il cui raccoglimento solenne pensavano dovesse schiudere nuovi orizzonti e procurare compiacenze nuove al loro intelletto.

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— Vi ricordate quand’ero piccina? — domandava Violante al suo maestro.

— Come lo ricordo!....

— Mi davate una grande soggezione. Alla prima m’avevate piaciuto tanto, ma poi mi sembraste d’una severità! quando non avevo studiato, che viso buio!

— Davvero? ero proprio così terribile? e