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sonata, e quand’ella tornò presso a Montalto che l’aspettava colla marchesa, e si vide circondata da alcuni valenti musicisti che andavano a gara ad esprimerle la loro ammirazione, il primo suo sguardo fu per il maestro e, stendendo la mano a lui, ri* spose con effusione agli altri:

— Quel poco ch’io faccio, lo devo a Montalto, tutto a Montalto!

Poi soggiunse piano: — Com’è fredda la vostra mano, maestro! Vi sentite male?

— No, no, è il guanto.....

Ma subito tacquero per ascoltare un bellissimo quartetto ad archi di Sgambati che avevano già ammirato alla prova, e il cui suono, velato dalla breve distanza, giungeva loro come un’armonia celeste.

Adesso era la volta della barcarola di Montalto.

— Udrete come la suonerò — disse Violante; — voglio mettere tutto il mio cuore nella vostra musica.

Gli occhi del giovane lampeggiarono. Egli era uno scrittore corretto ed elegante, ma pubblicava poco e la sua migliore scolara era la sola persona che conoscesse tutti i segreti delle sue malinconiche ispirazioni.

La barcarola piacque assai e il pubblico, applaudendo fragorosamente, ne chiese il bis. Violante rifece di buon grado la flebile e squisita cantilena, interrotta da uno sprazzo di lieto umore che rivelava lo spirito vivace del musicista. Pareva che