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sentì per non disgustarlo e insieme uscirono dalla porta San Giovanni, volgendo verso la campagna.
Nel cielo sereno e color di viola una grande luna gialla si levava; la via d’Albano era deserta.
Un senso strano d’apprensione aveva assalito l’animo della fanciulla. Egli le andava mormorando cocenti parole, ella rispondeva piano, a monosillabi, agitata nel suo invincibile amore da una tormentosa angoscia.
— Come sei bella, Annie — egli le disse, fermandosi tutt’a un tratto a contemplare la leggiadra figura vestita di nero, che si disegnava elegantemente nel chiarore lunare — in verità non so perchè tu voglia tornare alla casa Roccaoliva, non so perchè... — egli soggiunse piano.
La voce d’Alessandro era un po’ sorda e. nel suo volto, di solito così calmo, appariva una certa alterazione.
— Dove dovrei andare, dunque? — domandò ingenuamente Elfrida, con un pallido sorriso, non potendo comprendere.
— Dove? con me... la carrozza aspetta, là... nella piazza, quando la folla si sarà dileguata...
— Con lei?!... — ella esclamò, presa da uno stupore profondo.
— Si, Annie... laggiù lontano, in una via remota di Roma che tu non conosci... in una casetta circondata da un giardino, a vivere per me... tutta per me...