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— Sono d’accordo, signorina.

— Ma..... dopo butto, non è Bach che vorrei suonare, suonerò Beethoven, suonerò Schumann, Chopin..... suonerò anche Montalto — soggiunse ella con un amabile sorriso.

— Oh Violante! confondere Montalto con questi grandi!

— Montalto è molto modesto, è troppo modesto. A me piace anzi sceglierò la piccola barcarola che mi ha dedicata.....

— Grazie, marchesina! non ho la coscienza di meritare questa distinzione — mormoro il musicista, che diventava sempre cerimonioso quand’era commosso; ma ella gli fece un cenno gentile di protesta, e i due giovani si misero subito a passare alcuni pezzi per fissare il programma.


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Un mese più tardi, quando la fanciulla comparve nella sala del Circolo filarmonico, acccompagnata dal presidente, vestita d’un languido color di viola, un po’ timida dinanzi alla gente che s’affollava, ma affatto sicura disè, Montalto provò un senso misto di trepidanza, di gioia, d’affanno. Il cuore gli palpitava benché fosse certo che la pianista, superata la prima impressione eccitante del pubblico, si concentrerebbe tutta nel pensiero dell’arte, ma egli sentiva la fierezza degli esseri schivi che una circostanza inevitabile costringe a profanare davanti agli estranei la gelosa intimità del sentimento.

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