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ligia alla più scrupolosa riserbatezza, il lieve disgusto di quella indelicata confidenza era confortato da certe testimonianze di rispetto che le sembravano sincere. Ella credette ad Alessandro di Beira, ell’accolse con trasporto, nel suo cuore avvezzo a patire, la dolce novità della speranza, ella l’amò perdutamente, come forse una volta sola s’ama, nella vita.


🞻 🞻 🞻


Se non perverso, molto corrotto, Alessandro a ventott’anni aveva già sfruttato la sua gioconda giovinezza nel piacere. Sentimentale, audace, appassionato, secondo i casi, egli era esperto nell’arte di farsi amare e come quella graziosa avventura, quale variazione del solito tema non gli dispiaceva, constatò con una certa compiacenza che la fanciulla era lungi dal rimanere insensibile alla malia del sicuro suo metodo. L’innata distinzione d’Elfrida non poteva sfuggirgli, ma il posto ch’ella occupava lo aveva reso diffidente, il mistero geloso del suo passato gli destava nell’animo dei dubbi, dei sospetti quasi ingiuriosi. Egli interpretava il suo severo contegno come una posa di persona romantica, la sua finezza come un sottile artifizio di civetteria che vuol comandare il rispetto per indurre nel tranello del matrimonio, ma subiva, senza volerlo, il fascino di quella dolce superiorità; dinanzi all’insolito riserbo sentiva quell’eccitamento che infiamma gli uomini colla sferza della contra-