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— Non so, non so, marchese — ella rispose, impallidendo.
— Dev’essere malinconica la vostra storia, perchè siete sempre triste ancorchè viviate in mezzo ai fiori...
— I fiori mi rammentano ogni giorno le miserie umane... — disse Elfrida deviando il discorso — Noi facciamo molti mazzi nuziali, ma il numero delle ghirlande funebri è assai maggiore. Quante povere rose vanno a morire nei silenzii dei sepolcri...
— Pensate, Annie, che qualche volta appassiscono anche sul seno d’una donna amata, che sentono il palpito del suo cuore, il fremito delle sue labbra... Quanta, quanta parte hanno i fiori nell’intimità e nei misteri dell’amore... non vi pensate mai?
— Anche l’amore è tristezza — ella rispose con una voce lieve come un sospiro.
— Perchè?... perchè dev’essere tristezza una legge che governa l’universo?...
— Non so... così mi pare... — ella mormorò.
Commossa e agitata ad un tempo, la fanciulla avrebbe voluto troncare il colloquio e ritirarsi, ma la sua posizione dipendente non glielo permetteva, ella non poteva imporre a un cliente della casa di partire. E il giovane rimaneva fisso sulla sua seggiola di giunchi, anzi le aveva chiesto il permesso di fumare e aveva tirato fuori l’astuccio dello sigarette.