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— Marchesa! — diss’egli — ecco un caro renitente che ho rimorchiato all’uscita e ch’ella vedrà con grande piacere.

Donna Cristina fece a Rose la più cordiale accoglienza e come nel palco c’erano delle persone a lui sconosciute, durante le necessarie presentazioni, egli si riebbe un poco dal suo turbamento, poi si trovò seduto accanto a Manuela e subito gli venne alle nari la fragranza delle rose con una vertiginosa ebbrezza. S’informò con una frase qualunque delia sua salute: non poteva parlare. Manuela non aveva tradito alcuna emozione, solo lo tremavano un pochino le labbra, perchè in quel momento ella leggeva nell’animo del suo medico. Parve anzi a questo che volgesse uno sguardo supplichevole a sua madre, ma non ne comprese subito lo scopo. La conversazione era animata, lo visite si succedevano; Rose si propose di partire al secondo atto, ma all’alzarsi della tela gli uomini uscirono tutti, compreso Montemagno: egli dovette restare.

Adesso era seduto presso alla marchesa e aveva dinanzi a sè il caro profilo di Manuela, quel profilo grave e fino d’angelo antico, e la fanciulla un po’ pallida guardava sempre alla scena ove duo grandi artisti cantavano un duetto d’amore. Quando fu finito, donna Cristina si volse a Rose e gli disse: — Quanto, quanto le dobbiamo, dottore, per la cura che s’è preso della nostra figliuola! È perfettamente guarita mercè i suoi buoni consigli.....