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— Ah! Samara, pur troppo, è morto! Lo vidi per l’ultima volta la scorsa primavera a Torino. Si rammentò anche di loro...

— Poveretto!... — e ragionarono a lungo del giovine e della sua famiglia, madre, fratelli, che s’erano tutti consunti così. Poi, dopo un silenzio un po’ triste, Manuela esclamò:

— Domattina una bella spugnatura e fuori, fuori di buon’ora nei prati, nei boschi!

— Così mi piace.

— È tutto merito suo se vado sempre migliorando! Ma dica, che cosa ha fatto lei, quest’inverno?

— Ho studiato, signorina.

— È sempre così sermonneur?

— Sempre lo stesso.

— Allora scappo subito, vado a fare un giro in giardino mentre c’è ancora un raggio di luce! — E uscì vivacemente, cedendo il posto a donna Cristina, la quale s’avvicinava anch’ella per avere notizie.

Le signore Aparia cenarono sole col medico, poi passeggiarono insieme a lui nel chiostro fin tardi, perchè la stagione era caldissima.

— Sempre queste care roselline! — disse Manuela, cogliendo una ciocca d’Aimé Vibert e ponendosela in seno tra le crespe del vestito rosa che così bene s’addiceva alla tinta fina del suo volto giovanile. — Sono tornata volentieri, ho molto imparato qui. M’ha giovato la triste con-