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luppo. La voce stessa s’era fatta più morbida, più dolce.

— Com’è fiorente! — mormorò Rose, mentre salivano insieme il ripido viale dello stabilimento che la marchesa aveva voluto fare a piedi, non sapendo esprimere che con quelle insignificanti parole la pienezza della gioia che lo inondava.

— Ma sì, dottore, sto assai meglio... guarita, non dico, c’è da far molto ancora, ma ho combattuto sa, e quanto!

— La proporrò ad esempio! — disse il medico.

— Oh questo poi! — e Manuela fece una risatina così gioconda, così squillante, che il giovane ne sentì l’eco benefico in cuore.

— Ecco le nostre finestre, la torretta! — esclamò la signorina Aparia entrando nel cortile. — Come vi rivedo volentieri, o celle romite! — e salì correndo le scale, con Adele.

— E la bagnaiola? e Eva Antella? — domandò ella appena il dottore l’ebbe raggiunta colla marchesa.

— La bagnaiola sta benissimo e Eva Antella verrà, certamente.

— Si metta qui sul nostro gran divano e mi faccia un po’ l’illustrazione dei miei compagni di cura. Ci sono i Cefalù, i Mevi? no? peccato!

— Aspettiamo molti Lombardi quest’anno. S’è annunziato anche Francavilla — soggiunse Rose, guardando Manuela, che non mosse palpebra.

— E Samara? — chiese ella.