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visa la sua solitudine intima, rispose con poche ma espressive parole, pregando donna Cristina di non lasciarlo senza notizie. La marchesa riscrisse difatti una volta, poi venne un grande silenzio come di cose morte ed egli ebbe il coraggio di non romperlo. Pensava, con amarezza, che il dottor F.... fosse tornato daccapo a dirigere la cura di Manuela e che il suo intervento potesse riescire inutile ormai, anzi inopportuno.
La lontananza, la gravità degli studi da lui intrapresi in certe cliniche dell’Inghilterra e della Germania, il continuo impero della ragione sopra un affetto ch’egli presagiva infelice, erano riesciti a reprimerne, non certo a spegnerne l’ardore.
Ma nell’aprile, al tornare degli uccelli migranti e delle viole, quando lo stabilimento si riaprì per la nuova stagione, la vista di quei luoghi nei quali la presenza di Manuela aveva lasciato un profumo d’ineffabili ricordanze, gli fece provare un desiderio acuto, quasi spasmodico di rivederla, di rivedere il suo sorriso, di riudire la sua voce, e ogni giorno attese sempre con affanno l’ora di posta, sperando ricevere una notizia, un avviso. Quale lunga, penosa aspettazione!
Nel giugno cominciò a venire qualche bagnante anche dell’anno addietro, ma egli non sapeva che cosa rispondere alle domande che gli venivano rivolte intorno alle signore Aparia. Durante alcune settimane, per quanto il segretario glielo proponesse, non volle disporre delle loro stanzette. Un