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Montalto, essendo alquanto cagionevole di salute, aveva promesso anche quell’anno alla marchesa e a Violante di passare almeno un mese in villa con loro. Era il tempo più dolce della sua esistenza, quando, dopo avere accompagnato la mamma e la sorella, ch’egli adorava, in qualche remoto angoletto di montagna onde vi godessero, mercè le sue solerti ed affettuose cure, alcune settimane d’aria alpestre, egli si concedeva in un breve soggiorno a Villa Vittoria i diletti della campagna che la premurosa amicizia delle due signore gli raffinava dei più dolci conforti.
Erano limitati assai per lui quei piaceri campestri ma tanto più deliziosi: qualche trottata nei boschi, la contemplazione giornaliera del paesaggio dalla terrazza, e perciò quell’intima comunione colla natura che riesce sì benefica allo spirito dell’artista; raramente una gita sul lago della villa, in una barca a due remi con Violante. Era un lago piccolo ma intensamente azzurro come molti laghi alpini, e così limpido che vi si discerneva, in certi punti, la roccia della riva scendere a picco, aspra e profonda.
Come le carrozze non potevano andare fino alla spiaggia, cinta in parte da boscaglie, Montalto si sforzava di raggiungerla a piedi prendendo una scorciatoia.
È vero che quel giorno dopo la remata, nè mae-