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E sebbene gli ardesse in petto il desiderio di poter dire alla fanciulla: «Mi sei cara sovra ogni cosa», anche a rischio di vederla rientrare in sèstessa, sgomenta e offesa da una tale confessione, egli s’era proposto di custodire con gelosa cura il proprio segreto, ma l’eroico sagrifizio gli rendevail pensiero del distacco doloroso inconsolabilmente.

— Mi suoni qualche cosa — diss’egli alfine, per vincere quell’affanno. — Stavolta sono io che la prego!

Manuela lasciò scorrere vagamente le piccole mani affilate sul pianoforte, poi ricordò la «Tráumerei» di Schumann. Pareva che l’anima della fanciulla si fosse trasfusa tutta nelle dolenti note e che un fremito di tristezza appassionata facesse vibrare le corde del povero istrumento d’albergo.

— Ancora! — implorò Rose.

Ma la suonatrice che non amava mai rinnovare a sè stessa due volte di seguito la stessa emozione musicale, scelse invece il «Viandante» di Grieg.

— Ora basta! — esclamò il giovane, quando l’ultimo accordo venne a morire, prendendole impetuosamente ambedue le mani per allontanarle dalla, tastiera e facendo l’atto inconsapevole, ma tosto represso, di portarsele alle labbra ardenti.

— Basta per lei... e per me...

— Oh! dottore! — disse Manuela, senza farsi meraviglia di quella commozione ch’era solita di destare, suonando — - come potrò esprimerle tutta la mia riconoscenza! quanta gentile premura! e