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La fanciulla lo guardò un momento, con una muta interrogazione, e egli, comprendendo subito, s’affrettò a soggiungere:

— Sono strano qualche volta, lo sa, mi compatisca...

Ad un tratto il pensiero della festa divenne uggioso a Violante che non ebbe mai a sentire più dolorosamente il confronto fra la sua florida giovinezza e la vita travagliata di Montalto. Ella aveva deposto sopra una seggiola, col ventaglio, un mazzolino di giacinti bianchi, i suoi fiori prediletti, per portarli seco.

— Vi lascio questo ricordo... — disse dolcemente e semplicemente, porgendo i giacinti al suo maestro — e in ricambio mi segua il vostro pensiero.....

Montalto molto commosso non potè rispondere. Fu una scena silenziosa ed innocente, ma quante volte egli la rammentò più tardi!

La marchesa ancor bella, nel suo ricco vestito nero, non tardò a sopraggiungere, e mentre il maestro prendeva commiato disse ad entrambi:

— Temo che domani Violante dovrà rinunziare alla sua lezione; sarai stanca ed assonnata, non è vero, figliuola mia?

— Oh no, — mamma, rispose la fanciulla amabilmente, — non ballerò tanto, nè sì a lungo da stancarmi...

E l’indomani, quando, fedele all’ora convenuta, Montalto comparve, ella gli corse incontro festosa, esclamando: