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lo ha educato coi miei fratelli; siamo cresciuti insieme. Eravamo molto giovani ancora quand’io m’accorsi d’amarlo; egli certamente non m’amava. Nondimeno mi chiese d’essere sua e i miei genitori ci permisero di scambiare una segreta promessa, in attesa del tempo in cui, compiuti gli studi, Ermanno avrebbe potuto sposarmi. Due anni di contentezza!... La lontananza stessa (egli frequentava l’Università di Roma) mi si raddolciva al pensiero di quel sognato avvenire, le sue lettere formavano la mia gioia; ha un sì chiaro ingegno, una natura così geniale, Ermanno! — E nel proferire a bassa voce il suo nome, Manuela arrossiva. — Egli era ripartito da qualche mese dopo le allegre vacanze di Natale, quando una mattina, per tempo, una delle nostre cameriere, una bella ragazza, giovanissima, entrò nella mia stanza, piangendo angosciosamente. Lontana da ogni sospetto, cercai d’indagare la causa d’una sì grande afflizione, per consolarla... Ad un tratto mi si getta dinanzi in ginocchio, s’avviticchia a me supplicandomi d’aver pietà, il nome del mio fidanzato le viene alle labbra. Nella mia ingenuità non riescivo a capire... Allora, allora... ella parlò più chiaro e io ho dovuto udire la più terribile delle confessioni! Egli, Ermanno l’aveva sedotta! Non si meravigli, Rose, della mia franchezza. Io, prima, sapevo ben poco delle umane miserie, avevo diciott’anni e la mia casa era stata sempre come un tempio; il velo si lacerò tutto in un tratto, e