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dinanzi a uno degli altari laterali, una figura genuflessa. Era lei, era Manuela in atto di fervente preghiera. L’amarezza che s’era a poco a poco accumulata nel cuore del medico contro la ribelle inferma, si dissipò alla vista della fanciulla orante. E passò in punta di piedi, per uscire da un’altra porta, per non distoglierla dal suo raccoglimento, ma si sentì più che mai turbato.
Qualche giorno appresso egli ebbe un’altra sorpresa. Era sceso nel villaggio per visitare la figlia quindicenne d’una bagnaiola, che s’andava lentamente consumando di mal sottile. Quand’egli entrò nella povera cameretta, Manuela stava seduta al capezzale della malata e s’affrettò d’alzarsi per cedergli il posto. Rose fu colto da una palpitazione violentissima e quasi irrefrenabile. La signorina Aparia prese subito congedo, non senz’essersi chinata a baciare in fronte la sofferente giovinetta il cui sorriso rassegnato spirava un’insolita contentezza, le cui mani scarne stringevano con trasporto alcuni fiori coi quali la visitatrice aveva forse accompagnato qualche suo più utile dono. Manuela era molto pallida in quel giorno e il medico, commosso da quell’incontro che gli rivelava un sì nobile istinto di pietà nell’animo della sua paziente, allarmato dalla sua espressione di patimento, si diede premura di raggiungerla.
Ell’era difatti poco discosto e camminava adagio, affaticata, con una languidezza d’inferma. Quando le fu dappresso il giovine s’accorse che