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spinite, che cominciava a fare i primi passi senza sostegno, si lasciava sfuggire di tratto in tratto un motto di spirito; una momentanea serenità era scesa su quel piccolo crocchio di gente predominata dalla tristezza, dalla noia, dalle più penose apprensioni.
Quando uscirono tutti dalla sala, la marchesa non volle assolutamente che la sua figliuola risalisse nella sua camera, ma la costrinse a rimanere nel chiostro e si mise a passeggiare con Samara e con un nuovo arrivato, il conte Francavilla di Pisa, che le conosceva di nome e s’era fatto subito presentare.
Gustavo Rose sedeva accanto ad una contadina ch’era venuta quella sera e alla quale aveva serbato una delle migliori camere dello stabilimento, t con grande meraviglia di diverse signore male alloggiate. Egli le parlava piano ed ascoltava, attentissimamente, un lungo racconto che la donna gli veniva facendo. Non alzò il capo nemmeno dinanzi a Manuela, tanto pareva assorto in quel colloquio: era d’altronde occupatissimo per i continui arrivi della giornata; difatti in mezzo ai crocchi dei bagnanti già affiatati fra loro, i forestieri, i novellini si vedevano passeggiare solitari e come turbati dal loro momentaneo isolamento.
Più tardi una brigatella andò in sala a far musica, e le ragazze Mevi, ch’erano infatuate di Manuela, ve la trascinarono contro voglia.
Volevano che suonasse, ma ella vi si rifiutava ostinatamente e finì per dire: