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— Non mi parli di mia madre — interruppe Manuela con impeto, con un improvviso turbamento — lo vede anche lei che non posso mutarmi!
Discorrendo i due giovani s’erano avviati per il chiostro e facevano il giro del cortile.
Rose guardò l’esile figurina che gli camminava allato, leggera leggera, gli parve che il più lieve soffio maligno potesse atterrarla ed ebbe un brivido d’apprensione che nessun malato gli aveva mai fatto provare.
— E io — diss’egli, dopo un lungo silenzio — ho un desiderio ardente di guarirla; ella deve guarire!...
C’era tanto fuoco nell’esternazione di quel desiderio che Manuela si volse come attonita e tuttavia s’affrettò a rispondere:
— Ella non può guarirmi!
— Come, non posso? Lo voglio, Manuela, lo voglio!...
E nelle sue parole spirava una tale energia di volontà virile e dominatrice che la fanciulla si sentì diventar di fiamma e gli lanciò uno sguardo di ribellione e d’ira.
— Sono audace? non è vero? — domandò Rose dolcemente.
— Lei è un uomo che sogna! — disse Manuela colla più studiata indifferenza, e com’erano arrivati in prossimità d’una scala aggiunse un «buonasera» asciutto e lo lasciò.
Il medico andò incontro ai suoi pazienti che tornavano a frotte dalla gita, e nessuno gli lesse in volto il fiero tumulto che lo agitava.