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cibile fastidio, fa subito attratto da quella musica e si mise ad ascoltare, attentamente. li a melodia incalzava sopra accordi vibrati e dissonanti e erompeva con un trillo doloroso per morire in una flebile cadenza. Vi fu un silenzio. Adesso era il notturno in do minore di Chopin, quel mirabile sfogo musicale di passione e d’angoscia.
Il giovane s’avvicinò quasi involontariamente alle finestre del salotto di riunione che davano sul chiostro, in quell’ora affatto deserto, appoggiò la fronte ai vetri chiusi e da prima non fu capace di discernere nulla, tranne la veste bianca della suonatrice che metteva un lieve chiarore nella penombra, poi subito la riconobbe, distinse la testina pallida e fantasiosa, i morbidi capelli castani e il profilo fino che si disegnava nel vano di un’apertura di faccia. Manuela guardava in alto, cercando nella concentrazione della memoria le armonie che le fremevano sotto le dita come voci d’un interno, segreto affanno. Ancora una piccola gavotta spiritosa e triste insieme, di Scarlatti forse, poi la fanciulla s’alzò per uscire e Rose finse Rincontrarla a caso sulla porta della sala. Ella si lasciò sfuggire un atto di meraviglia, di contrarietà quasi, ma il medico si guardò dal confessare a quella creatura così fieramente gelosa di se stessa ch’egli aveva osato indagare, anzi studiare il segreto delle sue divagazioni musicali.
— Era qui lei, ora? — chiese Manuela per nascondere il suo imbarazzo. — Se l’avessi saputo...