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— Io? felice?... Ma perchè mi chiama marchesina, stasera?... Non saprei dire in verità se sono felice — rispose Violante, ridendo. — E una curiositá che m’attrae, un desiderio strano di conoscere il mondo e la vita...
— Ha ragione. Sono i diletti della sua etá!... — concluse il musicista con uno sforzo. — Ha suonato, oggi? — domandò poi, mutando rapidamente discorso.
— No, maestro, non ebbi tempo, dopo la lezione.
— E il suo tema con variazioni l’ha finito?
— Quello sì... anzi l’ho scritto ed è qui — disse la fanciulla, prendendo da un tavolino il foglio di carta da musica.
E mentre lo spiegava per porgerlo al giovine, la piccola spilla di perle che aveva puntata nei lembi del cappuccio s’aperse e la mantelletta le scivolò dalle spalle sul tappeto. Violante s’affrettò a raccoglierla, non senza che le sue brune ciglia s’inarcassero, ciò che indicava una viva contrarietà; ma intanto ell’era apparsa un minuto a Montalto in tutto lo splendore della sua snella e giovanile figura, nella casta e seducente eleganza del candido vestito scollato.
A quella vista il giovane si turbò e una parola di ammirazione ardente insieme e dolorosa gli venne alle labbra, ma per un delicato riguardo si trattenne dal proferirla, e subito il suo turbamento si tramutò in una gravissima amarezza. Guardava alla sua gruccia pensando che mai, mai gli sarebbe