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— Nulla fino a nuovo ordine. Lo sa il bagnaiolo che vado da tutti gli ammalati.
Poco dopo, il pianoforte si tacque, s’udì un rumore di voci diverse e sommesse nel chiostro, sulle scale e per i corridoi, qualche porta si chiuse e lo stabilimento piombò nella quiete della placida notte.
Rose che aveva l’abitudine di coricarsi presto per essere in piedi prima dell’alba, lungi da trovare il sonno che la vita attivissima concedeva di consueto al suo corpo giovane e gagliardo, provava un senso di agitazione violenta e invincibile.
Indarno egli tentava leggere e rileggere certe pagine d’un libro di psicologia che gli stava dinanzi; il suo pensiero era distratto, anzi assente. Allora si mise a lavorare in una sua monografia sulle nevrosi del cuore, ma non gli venne fatto di scrivere un periodo di proposito; finì per trarre dal suo portafogli la diagnosi della malattia di Manuela, la scorse da capo a fondo, poi tornò alle prime righe che dicevano così:
«Manuela Aparia, facoltà intellettuali prevalenti sulle forze fisiche, anemia generale, perturbazioni isterico-nervose, ecc. ecc.». E, dopo averle lette alcune volte macchinalmente, ripose lo scritto e affacciatosi alla finestra si mise ad osservare le grandi ombre del chiostro di faccia. Le persiane della torretta erano chiuse ma vi cominciava a biancheggiare il blando raggio della luna nascente. Una fragranza voluttuosa di rose saliva fino a