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donna Cristina, da persona disinvolta e pratica qual’era, si mise a disporre a sua guisa i tavolini, le seggiole e gli altri pochi mobili; scelse per sè la prima stanza, assegnò la seconda a Manuela e nella torre improvvisò un salottino, raccogliendovi il meglio, cavando anche dai bauli qualche sci allo, qualche brano di stoffa da appendere sui muri nudi. Aveva appena finito, quando Adele annunziò il medico.

— Gli arredi, qui, sono tutti assai modesti — disse il giovine entrando. — Sebbene io apprezzi molto la semplicità e la ritenga omogenea alla cura, mi lagno spesso, ma indarno, col proprietario dello stabilimento, per questa grettezza... Le signore hanno tanto bisogno di certi comodi!... Come sta? — soggiunse egli rivolgendosi a Manuela.

— Poco bene — rispose freddamente la fanciulla.

— Vuole narrarmi le sue sofferenze? — continuò il dottore, sedendole accanto con una certa amorevolezza.

— Non le basta la lettera del mio medico?

— Ho letto, e rileggerò, con piacere, lo scritto del mio illustre collega — disse Rose, senza scomporsi. — E necessario tuttavia che l’interroghi io stesso, che le faccia un regolare esame... Ho il principio di non intraprendere alcuna cura, senza questi preliminari...

— Oh Dio! — proruppe allora la fanciulla, senza

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