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Mentr’egli usciva, madre e figlia si abbracciarono istintivamente.

— Sii dunque ragionevole, Manuela — mormorò la marchesa, con mal celata tenerezza.

— Sono molto triste mamma, lo sai, non posso!... — rispose la fanciulla con fievole voce. — Usciamo da questa tomba! andiamo un po’ a vedere com’è fatto questo vostro famoso luogo di cura!...

Donna Cristina prese il braccio che la figliuola le offriva, e mentre preparavano le stanze, seguita dalla cameriera, si avviò a fare un primo giro di ricognizione.


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Lo stabilimento dominava dall’alto un paesello alpestre, un’allegrezza di case bianche nella vallata tutta verde di castagni. Le larghe gallerie che congiungevano i due quadrilateri, ond’esso si componeva, erano chiuse al primo e al secondo piano da grandi vetrate e correvano invece a terreno a guisa di chiostro intorno all’intero caseggiato e al cortile, adorno nel mezzo da una secolare pianta d’abete. Castello feudale in origine, poi convento di clarisse e successivamente asilo d’alienati, il vasto edifizio aveva finito per diventare una casa di salute, ma serbava sempre sulle sue mura le tracce caratteristiche di tante diverse destinazioni. Dalla nobile eleganza del Quattrocento alla banalità moderna, v’erano passati tutti gli stili, ma una vegetazione superba e selvaggia di am-