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— Povero Curzio! come sei pallido! — ella mormorò con un accento di pietà profonda. — Vedi ho errato anch’io e lo riconosco. Non ho saputo assecondarti nei tuoi sogni d’arte: la gloria m’è sempre sembrata una chimera. Ho errato, lo comprendo, ma non c’è più rimedio. Tutto è finito.

— La nostra esistenza potrà rinnovarsi ancora, Emilia, e tu troverai la forza di dimenticare il passato — io dissi con un sincero desiderio.

Ella sorrise con molta dolcezza e sul volto trasfigurato, negli occhi ingranditi dal patimento qualche cosa di soprannaturale rifulse.

— No, Curzio. Nulla più si rinnova, tutto è finito — ella ripetè, sempre più calma

Il medico che avevo mandato a chiamare, interruppe il triste colloquio. Egli esaminò subito l’ammalata, non trovò alcun miglioramento.

— Si tratta d’una polmonite doppia — mi disse egli, quando lo seguii nella camera vicina — mi ha subito allarmato la sua comparsa in forma di influenza, per di più, le condizioni fisiche dell’inferma da qualche tempo erano poco rassicuranti...

Tre settimane or sono (il giorno della mia partenza!) la povera signora Emilia passò gran parte della notte in giardino, quantunque avesse molto piovuto. Mi disse d’aver sentito un gran. caldo, un’arsura tormentosa, un affanno come se soffocasse, Fräulein Frühman non potò indurla a rien-