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Io non risposi. Non afferravo ancora, con chiarezza, la realtà di quel momento terribile.
Finalmente il prete uscì e rivolgendosi ad Alwine, senza vedermi, domandò:
— Il signor Alvise è arrivato?
— Eccolo.
Io m’alzai trasognato. Il vecchio sacerdote, quello stesso che ci aveva uniti in matrimonio, s’avvicinò a me, stendendomi le mani, guardandomi intensamente, con gli occhi dolci e buoni. come se volesse penetrarmi nell’anima Sapeva egli? Non potei comprenderlo.
— Entri, signor Curzio — mi disse — l’ammalata la desidera, e si faccia coraggio, c’è ancora molta speranza...
Io entrai, con indicibile trepidazione, nella camera buia ove Alwine s’era affrettata di precedermi, dicendo colla voce velata di lagrime:
— Er ist gekommen... er ist gekommen...
M’accostai al letto, tutto tremante. Ella vi giaceva con mortale abbandono. Mi salutò con un cenno lieve e triste; io le presi quella mano, gliela baciai. Un ardore intenso di febbre m’alitava incontro.
— Emilia!...
— Hai fatto bene di venire, Curzio — ella rispose piano.
Alwine le porse un cucchiaio di cognac, poi mi disse additando la bottiglia:
— Da qui a dieci minuti un altro — e sì ritirò.