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debole e più intima dell’anima nostra, così mi ripugna che il mondo, sempre indiscreto, conosca il mistero profondo delle nostre afflizioni... Sii libero, ma rimani qui. In apparenza... vivremo come prima, io non ti recherò molestia, ora che so tutto non mi resta più nulla a chiederti... — e si mosse verso la porta.

— Emilia! — chiamai, fuori di me.

Ella si volse. Il suo volto da pallido s’era fatto bianco.

— Che cosa vuoi dirmi?....

Era ancora la voce dolce degli altri tempi, ma senza suono.

Io mi feci innanzi e non potendo prenderle le mani ch’ella quasi involontariamente ritirava, le baciai un lembo della veste.

Ella mi guardò meravigliata e a passo lento uscì.

Mi sembrò all’improvviso che quella piccola figura fosse cresciuta, che ingigantisse dinanzi a me. Mi sentivo venir meno. La sua grandezza d’animo mi umiliava, senza salvarmi.

Oh! se avessi potuto gettarmi fra le sue braccia e dirle: «Io sono guarito da quella folle passione, mi sento mutato, sento che potrò vivere tutto per te ed essere un fido e devoto compagno...» certa. mente ella, la buona Emilia avrebbe trovato, oltre la grandezza del perdono, anche quella dell’oblio. Ma io non ero ahimè, nè mutato nè guarito, Emilia ben lo comprendeva!