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mia seggiola: sentii che tremava. Dopo un minuto di sospensione ella ripigliò:

— È molto tempo che mi sono accorta della tua.... freddezza verso di me. Ho creduto che fosse un giuoco dell’immaginazione, indarno ho voluto illudermi, Curzio, ancora una volta. Interrogo il mio cuore: non trovo che affetto; interrogo la mia coscienza: la trovo tranquilla. Che cosa posso dunque aver fatto, io povera donna, io la tua sposa, la madre del tuo figliuoletto morto, per ispirarti quest’avversione?... Un’ombra grave s’è posta fra di noi: se tu non hai il coraggio e la forza di disperderla, è necessario che noi ci spieghiamo, che prendiamo una qualche risoluzione... io non posso vivere così...

— È giusto, Emilia, dobbiamo risolvere; io sono disposto a darti tutte quelle spiegazioni che credi.... È giusto.

Ella mi guardò atterrita; forse aveva fatto quella proposta soltanto per mettermi alla prova.

— Tu sei una buona e virtuosa donna — io continuai, determinato di andare sino al fondo — ma io non sono degno di te. Te l’avevo detto. Tu generosa m’hai prescelto fra tanti, ma fu un crudele inganno il tuo. Io non ero l’uomo che tu avevi sognato e meritato. Io ero nato artista e tutte lo follie, tutte le ebbrezze dell’arte ardevano in me. Tu ami la vita quieta dei campi, io i tumulti delle grandi città, tu la regola, io l’eccezione, tu la legge. io la libertà, tu sei la ragione e io la fan-