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— Ma quest’è un’indegnità! — esclamai, riconoscendo la scrittura e lo stile d’un attore ch’era perdutamente innamorato d’Irene e facendo il foglietto a brani.

— Non è vero, Curzio? — rispos’ella, subito rasserenata — io non diedi importanza a quelle parole, tuttavia la vile allusione alla tua persona mi fece così male che non ebbi più la forza di venire a Milano... Volevo farti una sorpresa, sai... la lettera giunse il giorno destinato alla partenza, e non so perchè, mutai pensiero...

Così dicendo, si chinò sovra di me con rinnovata tenerezza.

Un sudor freddo mi bagnava la fronte, fui sul punto di svelarle tutto, ma se da un lato un bisogno violento mi spingeva a quella fatale confessione, dall’altro mi paralizzava la tema del dolore che le avrei recato. Finii col persistere nel silenzio, mi studiai di corrispondere alla sua amorevolezza, la esortai a coricarsi e a vivere tranquilla. Come sempre, ella seguì docilmente il consiglio e io rimasi lì dinanzi alla lettera, non ancora finita, col rimorso nell’anima e col mio invincibile amore.


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Il soggiorno di Villa Subeiras m’era divenuto insopportabile. Non potevo stare vicino a mia moglie, il suo sguardo innocente e fedele mi penetrava nelle viscere, la sua serena virtù m’esa-