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— Ah!... dov’è la signorina Saradia?
— Ora è a Milano.
Quella specie di menzogna mi bruciava dentro, come un fuoco. Se Emilia avesse letta una sola frase di quella lettera la verità le sarebbe apparsa tutt’a un tratto.
La finzione mi ripugnava siffattamente, che l’avrei quasi desiderato. Ma Emilia con atto delicatissimo, si studiò d’evitarne la vista. Ella venne a sedersi accanto a me e mi disse:
— Curzio, hai dei nemici a Milano?
— No, ch’io sappia. Perchè?
— Perchè giorni sono ho ricevuto una lettera infame. Io non ci ho creduto, sai, Curzio, oh no, no, nulla potrebbe farmi dubitare di te, l’ho solamente serbata, per il caso che tu riconoscessi la scrittura... sarebbe una triste cosa che tu usassi qualche cortesia ad un malvagio che forse ti perseguita per invidia...
— Dov’è questa lettera?
— Vuoi vederla? vado a prenderla subito.
Ella scivolò via e tornò subito con la busta in mano. Era uno scritto anonimo e volgare le cui frasi banali io ben ricordo:
«Signora,
«Il cuore dell’uomo è mutabile e leggero. Diffidate e tenete gli occhi molto aperti, affinchè un giorno non cada, troppo all’improvviso, la larva a quell’infedele cui consacraste la vostra vita innocente.»