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— Grazie. Non avrei potuto partire senza dirvi addio.

— Perchè, perchè questa fatale risoluzione?

— Seguo il mio destino. Farò la vostra «Eva» laggiù, al di là del mare.

Ella mi guardava con gli occhi luminosi. Nell’iride pareva che delle fiammelle s’accendessero, piene di mistero. La minaccia di non rivederla per molto tempo, forse mai più, mi metteva nell’animo una muta ambascia.

— I trionfi di cui godeste fin qui non vi bastavano? — domandai con grande amarezza.

— Io non cerco i trionfi, cerco l’oblio delle cose. Voglio rinnovare la mia vita.

— Vi segue parte della compagnia?

— Nessuno... tutta gente nuova.

— Sarete sola...

— La mia anima è sempre sola.

Vi fu un lungo, un pericoloso silenzio. Finalmente trascinato dal dolore e dall’invincibile passione, io le dissi:

— Perchè dunque mi hai chiamato? non sentivi da lontano tutte le angosce del mio amore?

Ella sollevò lo sguardo un po’ smarrito, le sue gote impallidirono, ma serbando all’apparenza una calma profonda ella rispose:

— Anch’io, Curzio, t’amo più della vita. Ma a che giova? Dobbiamo separarci. Ho voluto vederti ancora una volta prima che il mare grande e infinito ci divida..