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detto la verità... ah no, non sarei stato ancora interamente sincero, ella avrebbe ancora ignorato che, da tre mesi, un’abbagliante immagine s’era impadronita degli occhi miei e che la vedevo ovunque come una visione ispiratrice al cui fascino più non mi riesciva di sottrarmi...


🞻 🞻 🞻


Un giorno, scorrendo la posta, mi venne fra le mani una lettera con la scrittura larga, slanciata e il mio cuore tremò d’una colpevole gioia.

Non v’erano che poche righe:


Caro amico,

La settimana ventura parto per l’America. Prima di lasciare l’Italia vorrei salutarvi.

Irene Saradia.


Io non ebbi il coraggio di mostrare quella lettera ad Emilia e fu la prima finzione.

Da qualche tempo le avevo manifestato il desiderio d’andare a Milano per parlare con un editore intorno alla ristampa di certi miei articoli critici e colsi questo pretesto per giustificare la mia partenza.

Appena giunto, m’affrettai di recarmi alla casa ove Irene dimorava. Nel rivederci rimanemmo entrambi commossi e senza parole.

— M’avete chiamato... eccomi — diss’io, finalmente.