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— Fa, come ti piace, Curzio, — ella rispose sommessamente, sollevandosi per baciarmi in fronte. Oh! quanto è penoso il ricordo di quelle carezze!
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Il direttore della compagnia drammatica C.... che recitava al teatro Manzoni, aveva acconsentito ch’io gli leggessi il mio dramma. Andai apposta a Milano, ma dovetti attendere parecchi giorni prima ch’egli trovasse un’ora opportuna per quella lettura, finita la quale sollevò varie obbiezioni intorno al soggetto e non seppe darmi una risposta decisiva.
Facevano parte della compagnia lo Z.., attore notissimo per il suo talento, e Irene Saradia, un’attrice giovane che il direttore aveva scoperto in provincia, in un teatrino di filodrammatici. Incoraggiata dalle sue istanze, ella s’era messa in carriera, aveva esordito, con successo, da più d’anno e studiava indefessamente. La sua squisita tempra artistica le faceva presagire da tutti un glorioso avvenire.
L’«Eva Arnim» fu accettata in grazia sua. Ell’aveva scorso il mio lavoro, la parte della protagonista le era piaciuta e continuava a insisterò perchè si facesse la prova del dramma.
Scrissi ad Emilia che m’occorreva di restare assente qualche giorno da casa, poi pregai Z..., che avevo conosciuto a Firenze, di presentarmi alla signorina Saradia. Ell’alloggiava all’albergo Milano,