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cato il generoso istinto di ricercare prima di tutto e unicamente il vero.
In breve tempo era riuscito a farsi un nome come professore di pianoforte efficace e coscienzioso; ma il suo spirito avvezzo a più alti, forse a più ambiziosi sogni, non traeva alcuna speciale compiacenza da quella fama che gli aveva già valuto le più lusinghiere sodisfazioni.
Nei primi anni, un pianista tedesco, suo amico, gli aveva fatto vive istanze onde si recasse in una delle principali città della Germania, promettendogli un ottimo successo morale e materiale; più tardi gli era stato offerto un posto nel liceo di Pesaro; piovevano gl’inviti e ad ogni momento gli si aprivano vie nuove, ma Montalto era sempre pronto e reciso nel suo rifiuto. Perchè, perchè preferiva a qualunque altro allettamento artistico quella sua vita faticosa, che lo costringeva a passare parte del giorno in carrozza per recarsi da un punto all’altro della cittá da scolari spesse volte inetti o neghittosi, che lo condannava a continui sagrifizi, soffocandogli perfino nell’anima, per l’ariditá della professione, i più geniali istinti?.... Perchè? non lo sapeva forse egli stesso; sentiva soltanto che una forza misteriosa e invincibile lo teneva incatenato alle consuete abitudini.
Un giorno di gennaio, il cameriere di casa Riace venne ad avvertirlo. che la signorina, indisposta, non poteva prendere la solita lezione. Egli fece subito attaccare il suo coupé e andò a vedere