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zione di scolara, il loro legame, senza che se ne accorgessero, diventava a grado a grado quello di una forte e leale amicizia.

Per la signorina di Riace il maestro costituiva una specie di coscienza artistica; ella dissentiva rare volte dal suo parere, anche negli argomenti estranei all’arte, e se non subito, se non in modo palese, finiva quasi sempre con l’accettarlo come un verdetto assoluto

— Montalto ha in orrore l’opéra comique, poichè la ritiene una fonte pericolosa di pervertimento per la musica italiana; Montalto preferisce Brahms a tutti gli autori di musica istrumentale moderna, — diceva ella, convinta che quelle opinioni fossero indiscutibili.

D’altronde, il giovane maestro non cessava di studiare, seguendo con curiosità ardente i progressi dell’arte, meditando la sua missione in faccia agli ardui problemi delle rivoluzioni sociali, cercando sovrattutto quella serena imparzialità di giudizio, scevra da sistemi e prevenzioni, che consente di apprezzare il bello sotto qualsiasi forma esso si manifesti.

Era, più che un maestro, un artista sincero che la lode non ha corrotto, che la gloria oblia. Degno di sorte meno modesta, egli sentiva aspramente l’ingiustizia della fortuna; ma lungi dall’ingenerare in lui le amarezze d’un fallito destino, questa ingiustizia, pur suscitandogli nell’animo un certo disdegno degli umani squilibri, non vi aveva soffo-´