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certamente la signorina Frühman a transigere col suo solito riserbo, con la squisita delicatezza del suo animo.
Il dubbio ch’Emilia avesse a soffrire nella salute per colpa mia non m’era mai balenato al pensiero, e senza fallo l’avrei respinto come uno sciocco suggerimento della vanità, ma le parole d’Alwine dovevano per forza turbarmi ed esse finirono col destare in me un senso strano di rimorso, una specie d’apprensione dolorosa.
L’inferma continuava a peggiorare e quella notte istessa, nell’angustia delle ore interminabili e tristi, io rivelai ad Alwine la tortura dell’animo mio. L’affetto d’Emilia cominciava a lusingare il mio amor proprio e ad impietosirmi il cuore.
Vi sono momenti fatali che decidono di tutta la vita, momenti in cui la verità delle cose ci sfugge e lo spirito si addormenta in ingannevoli sogni. Non voglio dilungarmi su ciò che accadde, su quella pericolosa dedizione di me stesso alla gravità incalzante dei fatti.
Il giorno appresso vi fu un notevole miglioramento nello stato dell’ammalata; la febbre diminuì, le condizioni generali divennero buone. Alwine mi recava, di tratto in tratto, notizie e saluti, mi prodigava sorrisi’ di benevolenza. Quando la guarigione fu assicurata, andai a Torino per parlare colla madre mia. Ella si sentì subito attratta da un vivo sentimento di gratitudine verso la signo-