Pagina:Turco - Canzone senza parole.djvu/194


— 186 —


nei principii, temperava quella naturale rigidezza con una saggia ed efficace bontà, coi nobili istinti dell’animo compassionevole e incline al sacrificio. Solo dinanzi alla ingiustizia e alla menzogna veniva meno il dolce riserbo di Emilia. Una volta, in mia presenza, entrò in una violenta collera, perchè una cameriera aveva mentito, ma seppe subito reprimere lo sdegno con la pieta. A tutti il suo cuore era prodigo d’attenzioni cortesi; ne facevo io stesso l’indiretta esperienza: la sua persona, nondimeno, non esercitava sopra di me la più lieve attrattiva.

Alwine era la creatura più originale che avessi mai incontrata. Più che renitente, refrattaria allo studio della lingua italiana, ella parlava quasi sempre il tedesco o l’inglese. Molto alta, d’una magrezza eccessiva, con mani e piedi più grandi del vero, la sua figura era dominata da un naso enorme sul quale, a conforto dell’esagerata miopia, certi occhialoni azzurri avevano messo stabile dimora. Ella raccoglieva sulla sommità della testa, in un povero ciuffo, i suoi radi capelli rossicci e aprendo la bocca mostrava due file di denti lunghi, sporgenti e d’un abbagliante bianchezza. Ma su quella bocca il sorriso era soave com’era soave l’anima d’Alwine; dai piccoli occhi, sotto le lenti, parlava un vivo intelletto d’amore.

Io ero troppo giovane, troppo inesperto per apprezzare le qualità dello spirito disgiunte dai pregi della forma esterna. Vivevo concentrato nelle mie