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occupai presso il padre d’Emilia, qui nella villa. Si trattava di riordinare una biblioteca di circa 10,000 volumi e buon numero di codici ch’egli aveva ereditato da un suo fratello, uomo di scienze morto a Parigi. Il lavoro era lungo e non poteva durare meno di due anni, ma siccome la perdita prematura di mio padre ci aveva lasciati in condizioni poco buone io non esitai a offrire 1 miei servigi al signor de Subeiras e accolsi, con gioia la notizia ch’egli m’aveva prescelto fra diversi concorrenti. Un mese dopo, misi il piede per la prima volta in questa villa ove m’aspettava, invece d’un semplice compito letterario, l’arduo problema del mio destino.

La famiglia non si componeva che di tre persone: l’ex banchiere Filippo Subeiras, la sua figliuola Emilia, fanciulla di vent’anni e la signora Alwine Frühman, signora tedesca e un po’ anziana.

Un’epidemia difterica avendo rapito quasi Contemporaneamente, al signor Subeiras la moglie e due figliuoletti, egli s’era ritirato con la figlia superstite in campagna per vivere, in silenzio, di quell’unico affetto e del suo dolore. Alwine, la dama di compagnia, non aveva esitato a seguire nella solitudine quei poveri derelitti e a dividere un’esistenza dedicata in gran parte all’esercizio della carità.

Informato di questi particolari, io partii per villa Subeiras coll’animo predisposto a trovarvi un