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— Solo, sempre. Questo cane è il mio fido compagno.
— Lavori?
— Quando posso, quando sono tranquillo... specialmente la notte.
— Una commedia?
— No, sto scrivendo un romanzo.
Io temevo che la mia presenza potesse distoglierlo dalle sue occupazioni, ma egli mi pregò di restare qualche tempo con lui.
— Voglio confidarti la mia storia — diss’egli ma non oggi, nè domani...
Intanto egli mi mostrò la villa con tutte le sue adiacenze, il parco, la serra, le fattorie, le cascine.
Nato con un’anima d’artista e con una forte ripugnanza alle cose positive, egli abbandonava la cura dei suoi beni ad un onesto amministratore, esigendo soltanto che intorno a lui tutto procedesse come nel passato, che il giardiniere colti vasse con la stessa solerzia gli alberi ed 1 fiori, che le persone di servizio attendessero con la stessa scrupolosa esattezza all’ordine della casa. All’entrata del paese d’Arvaz, il più prossimo alla villa, sorgeva da un anno un asilo infantile che la signora Alvise, nel suo breve testamento, aveva pregato il marito di far erigere e al quale egli dedicava indefesse cure.
Un giorno Curzio mi condusse anche nel cimitero del paese ov’era la tomba di casa Subeiras; m’additò un semplice cippo, adorno di freschi fiori,