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Nella prima giovinezza, Curzio Alvise ed io, eravamo stati intimi amici, poi gli studi ci avevano divisi: egli seguiva a Firenze un corso di belle lettere, io frequentavo un’Università tedesca per poter restare in Germania quale assistente in una clinica medica. M’era pervenuta, a Berlino, la partecipazione del suo matrimonio con la signorina Subeiras, ch’io non conoscevo; avevo letto nei giornali italiani qualche recensione lusinghiera intorno ad un suo dramma; poi il silenzio epistolare, nella lunga lontananza, m’aveva fatto perdere le sue tracce. Ma la memoria d’Alvise viveva nel mio cuore col desiderio degli antichi confidenti colloqui. Tornato stabilmente in Italia, mi affrettai di cercarlo, e mi dissero ch’egli dimorava in Piemonte, nella villa Subeiras presso N... Mandai alcune righe a quell’indirizzo e egli mi rispose con un breve telegramma:

— Vieni, sono solo.

Curzio Alvise era figlio d’una gentildonna de-

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